Spumante artigianale

Partiamo da un buon mosto proveniente da uve sane vendemmiate quando la lettura del mostimetro, al controllo della maturazione, dava una proiezione di 10,5-11° di alcol nel vino finito.
A fine fermentazione, quando il mostimetro Babo segna circa 3 ° svinare la quantità che interessa e imbottigliarla in bottiglie da spumante, tappandole con il tappo corona da spumante (quello che sotto ha un cilindretto di plastica per la raccolta dei depositii).
Il vino contiene già i lieviti e quindi farà fermentare gli zuccheri residui producendo alcol e anidride carbonica (le bollicine).
Conservarle sdraiate per un paio di mesi (ogni 2 settimane agitarle per mettere in sospensione i lieviti) e per un mese a testa in giù (ogni tanto scuotendole e ruotandole per far scivolare verso il tappo i depositi accumulati sulle pareti).
A questo punto viene la fase più difficile ma anche la più divertente, lo sboccamento. Si prende la bottiglia per il collo con una mano e si porta lentamente in posizione quasi orizzontale, appoggiandola alla pancia; con l'altra mano, impugnando un leva capsule, si toglie il tappo corona, uscirà, a pressione, un getto di liquido che trascinerà i depositi; nello stesso tempo si raddrizza la bottiglia, si tappa con il pollice della mano che la impugnava, lasciando sfiatare a colpetti, quindi si da la piena con lo stesso spumante e si tappa con il tappo a fungo (di plastica è più semplice da utilizzare) e gabbietta.
Si otterrà un vino spumante secco la cui pressione sarà variabile in funzione degli zuccheri residui al momento della svinatura (il mostimetro ai valori bassi è un po' approssimativo).